LEONARDO DA VINCI
Figlio del notaio ser Pier da Vinci, a diciassette anni segue il padre a Firenze. Di grande poliedrica vivacità e curiosità intellettuale, qui studia nella bottega di Verrocchio acquisendo ampie conoscenze tecniche ed artistiche.
Nel 1482 parte per Milano, alla corte di Ludovico il Moro dove rimarrà per circa vent’anni. Allestisce apparati per le feste, è ingegnere e urbanista, oltre a svolgere un’intensa attività pittorica.
In questo periodo realizza la Vergine delle rocce (Louvre, Parigi), l’Ultima cena (Refettorio di Santa Maria delle Grazie, Milano), che rimarrà uno dei capolavori assoluti del Rinascimento e la Dama con l’ermellino (Museo Czartoryski, Cracovia).
L’ambiente culturale lombardo gli fornisce numerosi nuovi stimoli e si dedica con passione agli studi di architettura, idraulica, meccanica, anatomia e botanica. È affascinato dal moto delle acque e dal volo degli uccelli tanto che, fra le numerose macchine di sua invenzione, alcune delle più interessanti sono quelle per il volo.
Con la caduta degli Sforza (1500) Leonardo torna a Firenze, dove è al seguito di Cesare Borgia come ingegnere militare: ha così l’occasione di viaggiare e studiare. Esegue in questi anni la Battaglia di Anghiari a Palazzo Vecchio per la Repubblica gigliata, andata poi persa e la Gioconda (Louvre, Parigi), figura intima e misteriosa dal celebre sorriso.
Nel 1505 è nuovamente a Milano, dove dedica una parte sempre maggiore del suo tempo agli studi scientifici. Chiamato successivamente a Roma dalla famiglia Medici, viene in realtà escluso dalle grandi opere e vivrà appartato. In Francia dal 1517, sotto la protezione di Francesco I, trascorre i suoi ultimi anni ad Amboise nel castello di Cloux.
La vita del genio toscano è all’insegna della costante riflessione e ricerca. Si pone soprattutto il problema del rapporto tra arte, natura e conoscenza: l’indagine scientifica e la creazione artistica collaborano alla scoperta delle leggi universali che regolano la natura. L’artista deve dunque fare esperienza dalla realtà e riprodurne lo spirito nelle proprie opere. Sono forse conseguenza di questa visione non solo la frequente incompiutezza delle opere, a causa forse di una febbrile irrequietezza quasi sempre insoddisfatta, ma anche per il sempre maggiore impegno per l’esigenza grafica negli studi scientifici.
Eccezionale il numero di suoi disegni che sono giunti a noi ad accompagnare gli altrettanto numerosi appunti. Tra i più noti, l’Uomo Vitruviano (Gallerie dell’Accademia, Venezia), raffigurazione delle proporzioni ideali del corpo umano. Da sempre i suoi dipinti sono stati ammirati e studiati dai più grandi pittori del secolo e Vasari stesso lo riconosce come iniziatore del Rinascimento maturo.